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nemo su Gauss leleastro su Eclissi di Sole 04-01-201… Leonardo su A che tante facelle? Archivi
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L’Aquila – piazza duomo
Modello fotocamera: Canon EOS 350D DIGITAL
Tempo d’esposizione: 1/320 sec.
Valore d’apertura: 7,61 EV (f/14,0)
Sensibilità ISO: 100
Lunghezza focale: 33,0 mm
Pubblicato in Fotografia
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Luna 2009
Le immagine proposte sono state realizzate con un Celestron C11 e una Magzero mz5 per quelle a campo più ampio, mentre per copernicus è stata usata una webcam philips spc900nc.
Pubblicato in Astrofilia, Astrofotografia
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wxAstroCapture
Per GNU/Linux esistono moltissimi programmi generici di acquisizione video ma nessuno presenta funzioni utili per acquisire immagini di soggetti astronomici.
Cercando in rete ho quindi trovato questo software scaricabile da http://arnholm.org/astro/software/wxAstroCapture/ che gira sia su Windows che su GNU/Linux.
wxAstroCapture è interamente dedicato alla riprese tramite webcam e offre tutti gli strumenti necessari per ottenere ottime immagini. Permette di scegliere il formato ed il codec video oltre di impostare tutti i parametri della ripresa come il tempo di esposizione, il guadagno, etc. Tra le funzioni più utili ci sono il reticolo per centrare il pianeta e l’istogramma in tempo reale per regolare l’esposizione. Infine supporta anche le webcam modificate e l’autoguida.
Si tratta quindi di un ottimo software per riprese planetarie, il migliore che abbia finora trovato.
Pubblicato in Astrofilia, Astrofotografia
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Time lapse
Vi presento due prove realizzate una dal balcone di casa a Lanciano e l’altra da Marruci di Pizzoli.
Pubblicato in Fotografia
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Donazioni
Il terremoto del 6 aprile 2009 ha messo in forse la possibilità di mantenere presso l’Università dell’Aquila quella funzione culturale che da oltre 40 anni ha permesso la valida formazione dei Fisici aquilani. La situazione è molto critica sia per il danno prodotto dal sisma alla sede universitaria e alle sue strutture sia per la difficoltà dei giovani che frequentano l’università a continuare gli studi in condizioni di notevole disagio (senza alloggi, aule, laboratori, trasporti).
Solo con un efficace e mirato intervento della nostra Comunità di Fisici sarà possibile una ricostruzione della vita del Dipartimento di Fisica e del Corso di Laurea in Fisica all’Aquila. Occorre dunque un concreto incoraggiamento agli studenti a credere ancora in un avvenire di formazione professionale presso il Dipartimento che, tra l’altro, ha avuto un ruolo determinante nel valorizzare le sinergie con i vicini Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’INFN.
Rispondendo all’appello dei Fisici dell’Aquila e di vari altri illustri Colleghi, la Società Italiana di Fisica ha volentieri assunto il ruolo di "centro di riferimento" per convogliare gli aiuti al Dipartimento di Fisica e al Corso di Laurea in Fisica dell’Università dell’Aquila, allo scopo di promuovere un grande sforzo di incoraggiamento e di solidarietà.
Le donazioni – da parte di persone, università, enti e istituti di ricerca, nazionali e internazionali – possono essere effettuate sul seguente conto corrente della Banca Nazionale del Lavoro, intestato a:
SOCIETÀ ITALIANA DI FISICA – "PER LA FISICA ALL’AQUILA"
Codice IBAN IT06 I010 0502 4000 0000 0002 755
Codice SWIFT/BIC: BNLIITRR
I fondi raccolti avranno come immediato obiettivo – per evitare la dispersione degli studenti con il rischio di estinzione della scuola di Fisica dell’Aquila – l’attivazione di una serie di premi o borse di studio destinati agli studenti di Fisica dei corsi di Laurea Triennale e Magistrale e del Corso di Dottorato dell’Università dell’Aquila.
Il Dipartimento di Fisica dell’Università dell’Aquila ringrazia quanti in Italia e nel mondo hanno ripetutamente manifestato il loro rammarico e la loro solidarietà dopo il terremoto, nonché il loro nobile desiderio di contribuire con un aiuto economico alla rinascita della Fisica all’Aquila.
Pubblicato in Fisica
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Gauss
- Gauss non ha scoperto la distribuzione normale: è la Natura che vi si è adeguata.
- Le rette parallele si incontrano dove Gauss dice loro di farlo
- A Gauss i margini dei libri bastano sempre.
- Gauss non ha bisogno dell’assioma della scelta.
- Gauss può squadrare il cerchio e trasformarlo nell’ipersfera.
- Una dimostrazione elegante è lunga una riga. Una dimostrazione elegante fatta da Gauss è lunga una parola.
- Gauss non cerca le radici di un’equazione, sono loro a venire da lui.
- Non esistono teoremi, solo un insieme di proposizioni che Gauss permette essere vere.
- Quando Gauss integra, non ha bisogno di aggiungere una costante.
- Hilbert propose la sua lista di 23 problemi irrisolti perché non era riuscito a leggere bene gli appunti di Gauss.
- Gauss conosce la differenza topologica tra una ciambella e una tazza di caffè.
- Gauss può dividere per zero.
- Se Gauss deve percorrere la prima metà di cento metri, e poi la
metà della distanza rimanente, e poi la metà ancora, e così via, arriva
alla fine. - Erdös credeva che Dio avesse un libro con tutte le dimostrazioni perfette. Dio crede che il libro ce l’abbia Gauss.
- Gauss ha costruito alberghi di Hilbert su Viale dei Giardini e Parco della Vittoria.
- Dio non gioca a dadi, a meno che Gauss non gli prometta di lasciarlo vincere ogni tanto.
- Gauss può contare fino a i.
- Gauss può trisecare un angolo e duplicare il cubo usando solo il compasso.
- L’espressione "infinito non numerabile" è stata coniata per definire l’intelligenza di Gauss.
- Non ci sono primi di Fermat maggiori di 65537 perché Gauss vide dove Fermat stava arrivando, e ha deciso di bloccarlo.
- Per Gauss, l’aritmetica è consistente e completa.
- Gauss può cantare Aleph-Null Bottles of Beer on the Wall in quattro minuti netti.
- Se Gauss ti dice che sta mentendo, allora sta dicendo il vero.
- Una volta Gauss ha giocato contro sé stesso in un gioco a somma nulla, e ha vinto 50$.
- Per Gauss, zero virgola nove periodico vale quello che gli serve al momento.
- Gauss non dimostrava teoremi: li guardava fissi finché confessavano la loro soluzione.
- Il Rasoio di Occam: la più semplice spiegazione di qualunque fenomeno è quella con le parole di Gauss.
- Gauss beve birra da una bottiglia di Klein
- Una volta Gauss si addormentò mentre studiava analisi complessa. Il risultato: le singolarità.
- I numeri immaginari sono quelli che Gauss ha definito non meritevoli di esistenza.
- Per Gauss, la probabilità vale sempre 1.
- Fermat fece arrabbiare Gauss. Il risultato? L’Ultimo Teorema di Fermat.
- Per Gauss non esiste la Teoria dei numeri. Lui la conosce come Fatti sui numeri.
- Quando Gauss andava da A a B, il percorso da lui scelto veniva definito come la linea retta tra i due punti.
- Gauss ha un numero di Erdös pari a i.
- Gauss ha avuto (n+1)n/2 fidanzate.
- Sotto le basette di Gauss non ci sono due guance, ma due radici complesse eventualmente coincidenti.
- Gauss avrebbe voluto sulla sua tomba un insieme di Mandelbrot
disegnato con riga e compasso, ma lo scalpellino rifiutò e scelse il
più facile eptadecagono. - Gauss non ha avuto bisogno di calcolare l’orbita di Cerere: prima che iniziasse i calcoli, l’asteroide si è arreso.
- Prima di Gauss, l’universo seguiva la geometria euclidea: poi Gauss ha distrattamente piegato il foglio dove stava lavorando.
- Se ci avesse messo su le mani Gauss, la numerologia sarebbe una scienza. Una scienza esatta.
- Secondo Leibniz, quando Dio calcola sorge il mondo. Ma quando i calcoli di Dio ci creano problemi, è Gauss che glieli risolve.
- Tutte le dimostrazioni per assurdo fatte da Gauss cominciano così:
"Supponiamo per assurdo che io non riesca nella dimostrazione…"
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Alla stazione in una mattina d’Autunno
Oh quei fanali come s’inseguono
accidiosi là dietro gli alberi,
tra i rami stillanti di pioggia
sbadigliando la luce su ‘l fango!
Flebile, acuta, stridula fischia
la vaporiera da presso. Plumbeo
il cielo e il mattino d’autunno
come un grande fantasma n’è intorno.
Dove e a che move questa, che affrettasi
a’ carri foschi, ravvolta e tacita
gente? a che ignoti dolori
o tormenti di speme lontana?
Tu pur pensosa, Lidia, la tessera
al secco taglio dài de la guardia,
e al tempo incalzante i begli anni
dài, gl’istanti gioiti e i ricordi.
Van lungo il nero convoglio e vengono
incappucciati di nero i vigili
com’ombre; una fioca lanterna
hanno, e mazze di ferro: ed i ferrei
freni tentati rendono un lugubre
rintocco lungo: di fondo a l’anima
un’eco di tedio risponde
doloroso, che spasimo pare.
E gli sportelli sbattuti al chiudere
paion oltraggi: scherno par l’ultimo
appello che rapido suona:
grossa scroscia su’ vetri la pioggia.
Già il mostro, conscio di sua metallica
anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei
occhi sbarra; immane pe ‘l buio
gitta il fischio che sfida lo spazio.
Va l’empio mostro; con traino orribile
sbattendo l’ale gli amor miei portasi.
Ahi, la bianca faccia e ‘l bel velo
salutando scompar ne la tenebra.
O viso dolce di pallor roseo,
o stellanti occhi di pace, o candida
tra’ floridi ricci inchinata
pura fronte con atto soave!
Fremea la vita nel tepid’aere,
fremea l’estate quando mi arrisero;
e il giovine sole di giugno
si piacea di baciar luminoso
in tra i riflessi del crin castanei
la molle guancia: come un’aureola
piú belli del sole i miei sogni
ricingean la persona gentile.
Sotto la pioggia, tra la caligine
torno ora, e ad esse vorrei confondermi;
barcollo com’ebro, e mi tocco,
non anch’io fossi dunque un fantasma.
Oh qual caduta di foglie, gelida,
continua, muta, greve, su l’anima!
Io credo che solo, che eterno,
che per tutto nel mondo è novembre.
Meglio a chi ‘l senso smarrì de l’essere,
meglio quest’ombra, questa caligine:
io voglio io voglio adagiarmi
in un tedio che duri infinito.
accidiosi là dietro gli alberi,
tra i rami stillanti di pioggia
sbadigliando la luce su ‘l fango!
Flebile, acuta, stridula fischia
la vaporiera da presso. Plumbeo
il cielo e il mattino d’autunno
come un grande fantasma n’è intorno.
Dove e a che move questa, che affrettasi
a’ carri foschi, ravvolta e tacita
gente? a che ignoti dolori
o tormenti di speme lontana?
Tu pur pensosa, Lidia, la tessera
al secco taglio dài de la guardia,
e al tempo incalzante i begli anni
dài, gl’istanti gioiti e i ricordi.
Van lungo il nero convoglio e vengono
incappucciati di nero i vigili
com’ombre; una fioca lanterna
hanno, e mazze di ferro: ed i ferrei
freni tentati rendono un lugubre
rintocco lungo: di fondo a l’anima
un’eco di tedio risponde
doloroso, che spasimo pare.
E gli sportelli sbattuti al chiudere
paion oltraggi: scherno par l’ultimo
appello che rapido suona:
grossa scroscia su’ vetri la pioggia.
Già il mostro, conscio di sua metallica
anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei
occhi sbarra; immane pe ‘l buio
gitta il fischio che sfida lo spazio.
Va l’empio mostro; con traino orribile
sbattendo l’ale gli amor miei portasi.
Ahi, la bianca faccia e ‘l bel velo
salutando scompar ne la tenebra.
O viso dolce di pallor roseo,
o stellanti occhi di pace, o candida
tra’ floridi ricci inchinata
pura fronte con atto soave!
Fremea la vita nel tepid’aere,
fremea l’estate quando mi arrisero;
e il giovine sole di giugno
si piacea di baciar luminoso
in tra i riflessi del crin castanei
la molle guancia: come un’aureola
piú belli del sole i miei sogni
ricingean la persona gentile.
Sotto la pioggia, tra la caligine
torno ora, e ad esse vorrei confondermi;
barcollo com’ebro, e mi tocco,
non anch’io fossi dunque un fantasma.
Oh qual caduta di foglie, gelida,
continua, muta, greve, su l’anima!
Io credo che solo, che eterno,
che per tutto nel mondo è novembre.
Meglio a chi ‘l senso smarrì de l’essere,
meglio quest’ombra, questa caligine:
io voglio io voglio adagiarmi
in un tedio che duri infinito.
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